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Omaggio a Laura Betti, artista ribelle che amò Pasolini
Speciale in 15 puntate dal 24 febbraio su Rai Radio Techeté
"Come mi si può definire? Sono indefinibile. Sono tante cose. Non canto più, recito solo le cose che mi piacciono, possono anche essere un cordon bleu della cucina emiliana. Sono indefinibile, anche per me stessa". Così raccontava di se' Laura Betti (Casalecchio di Reno, Bologna, 1 maggio 1927 - Roma, 31 luglio 2004), una delle donne più affascinanti e controverse della cultura italiana del secondo Novecento, forse poco nota ai più, ma della quale basterebbe anche solo dire che le dobbiamo "tutto" il Pasolini che abbiamo. A raccontarla, all'indomani dei vent'anni della scomparsa, è lo Speciale Laura Betti, l'artista ribelle, quindici puntate a cura di Silvana Matarazzo, che Rai Radio Techete' le dedica a partire dal 24 febbraio, alle 17 e alle 19. Partita come cantante jazz, dopo il cabaret con Walter Chiari ne I saltimbanchi, "Laura Betti - racconta Matarazzo all'ANSA - debuttò a teatro nel 1955 con Il crogiuolo di Arthur Miller diretta da Luchino Visconti. Fu lui a consigliarle di abbreviare il cognome, da Trombetti in Betti". La carriera prende il volo negli anni '60 con Giro a vuoto, recital con testi di Ennio Flaiano, Giorgio Bassani, Camilla Cederna, Goffredo Parise, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Nel suo salotto, sempre affollato, c'era spesso Pier Paolo Pasolini, che lei amò per tutta la vita, di un amore impossibile. E che a volle in diversi film, fino alla serva Emilia di Teorema con cui vinse la Coppa Volpi a Venezia nel '68". Alla morte di Pasolini percorre tutta l'Italia per raccogliere ogni suo scritto, testo e poesia, costituendo nel 1983 il Fondo a lui intitolato che dirigerà per vent'anni. Lo Speciale raccoglie materiali d'archivio, interviste, interpretazioni radiofoniche e teatrali e gli interventi di Renzo Paris, autore della biografia Madame Betti (ed. Elliot), Emanuele Trevi che in Qualcosa di scritto (ed. Ponte alle Grazie) ripercorre l'esperienza giovanile al Fondo Pasolini; e Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi - Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna.
E.Mancini--IM