Evita Polidoro, 'Sono una batterista emotiva e sincera''
Giovane musicista nei formidabili Fearless Five di Enrico Rava
(di Luciano Fioramonti) A vederla suonare nel formidabile quintetto di Enrico Rava si direbbe che sia cresciuta a pane e jazz. Evita Polidoro, giovane stella in rapida ascesa della batteria, sorride rilassata anche nei passaggi più difficili, confessa di emozionarsi e commuoversi spesso mentre tutto sembra riuscirle senza sforzo, negli standard come nelle composizioni originali dove i ''Fearless Five'' sfoggiano un sound e capacità di improvvisazione sorprendenti. ''E' stato tutto molto naturale - dice all' ANSA -. All' inizio ero molto più concentrata e tenuta, con gli anni la timidezza è passata e ora mi lascio andare sempre di più''. Con I Fearless Five c' è grande affiatamento, ci divertiamo davvero''. Che cosa hai capito suonando la batteria? ''Che mi fa stare bene. E' un mezzo per esprimermi di cui non posso fare a meno. Sono una batterista sincera che cerca di essere sempre a disposizione della musica, mettendo da parte il mio ego se non quando le circostanze lo richiedono''. Questa familiarità con il jazz arriva da lontano? ''''Tutt' altro - ribatte ridendo - il jazz non è in cima alla mia lista. Sono cresciuta pestando duro con il rock, e poi grunge, indie rock, elettronica. Avevo una band con la quale nel 2016 siamo andati a Sanremo Giovani. Mi sono avvicinata al jazz a venti anni frequentando i corsi a Siena''. Il gruppo di talentuosi musicisti che il trombettista italiano più conosciuto e apprezzato all' estero si è scelto per lanciarsi, a 84 anni, in questa nuova sfida ha finito di registrare qualche mese fa il primo disco che uscirà a luglio per l' etichetta della Fondazione Musica per Roma. ''E' un disco di cuore, molto fluido, registrato senza la necessità di fare troppe 'takes'. Avremo molte date estive per proporlo in Italia, tra cui Umbria Jazz e la Casa del Jazz a Roma, e in autunno anche all' estero''. Evita Polidoro, 29 anni, è nata a Sesto San Giovanni e a sei anni si è trasferita con la famiglia in un paesino sul Lago Maggiore dove vive tuttora facendo la spola con Roma. Negli ultimi anni i suoi impegni si sono moltiplicati: l' anno scorso ha conquistato il secondo posto come nuovo talento della classifica del mensile Musica jazz; oltre che con Rava, suona nel quartetto ''We exist'' che accompagna Dee Dee Bridgewater nei tour europei (''Anche lei si è innamorata del progetto. Faremo concerti a luglio in Italia e all' estero, poi in autunno an Francia, Spagna e Olanda''), ha partecipato al disco This Woman's Work di Maria Pia De Vito e nel 2023 è stata chiamata da Francesca Michielin per il suo tour estivo invernale. Dal jazz - anche con spinte free - passa, dunque con facilità al pop ma la classifica dei batteristi che l' hanno ispirata, però, parla chiaro: ''Il mio preferito è John Bonham dei Led Zeppelin, e poi per il jazz Paul Motian, Joey Baron e Roy Haynes''. Di suo ha pubblicato lo scorso febbraio il primo disco del progetto ''Nerovivo'', per l' etichetta Tǔk Music di Paolo Fresu, nel quale si mostra anche cantante raffinata nella forma inusuale del trio con due chitarristi, Davide Strangio e Nicolò Francesco Faraglia. ''Sono i miei musicisti del cuore - spiega -. E' un punto di arrivo, un mix di elettronica, post rock, sperimentale e colonne sonore anche se è difficile indicare un filone preciso. Ho continuato a scrivere cose nuove e il prossimo disco conterrà un numero maggiore di canzoni''. Il panorama musicale è pieno di fermenti nuovi, conclude, ma serve più apertura. ''Nei festival e nelle rassegne, invece, si ha paura di investire in cose diverse. Il mondo discografico non sta andando per il verso giusto. Mancano i contenuti e si punta su prodotti tutti uguali, su artisti che cantano allo stesso modo. I ragazzi ascoltano musica banale. Non si guarda più al nuovo ma alle mode''.
E.Mancini--IM